LONATI : IL LAVORO E’ COME IL PANE

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LONATI : IL LAVORO E’ COME IL PANE

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Pubblichiamo l’articolo di Emilio Lonati, Segretario Generale della FNP del Piemonte Orientale

“IL LAVORO E’ COME IL PANE”
Occuparsi del problema del lavoro,per noi che siamo “anziani”,potrebbe sembrare paradossale .Ma non lo è’, almeno per due motivi : innanzitutto per solidarietà intergenerazionale,visto che prevalentemente sono i giovani a essere disoccupati,inoccupati,precari,e questi sono nostri figli e nostri nipoti ;ma anche perché se nel Paese “si fermasse il lavoro” ,sarebbe un dramma per tutti : salterebbe il sistema previdenziale,visto che le nostre pensioni sono pagate con i contributi versati da chi oggi è attivo;ma imploderebbe anche il nostro welfare ,cioè sanità e assistenza,fattori importanti per tutti,ma in particolare per noi pensionati/anziani che ne siamo i principali fruitori.In una parola ,si romperebbe il PATTO SOCIALE che tiene insieme il Paese. Per tutti questi motivi ,il lavoro ,oltre che essere vitale perché dà la dignità,è importante .Non a caso una recente indagine condotta da LA Stampa (8 Ottobre)ci dice che “il lavoro preoccupa molto più degli sbarchi”: per il 38% degli intervistati l’occupazione è la priorità .Immigrazione e criminalità sono i fanalini di coda,rispettivamente col 5,9% e 4,8%. C’è poco lavoro quindi ,oggi, in Italia,e quel poco che c’è è precario e sottopagato .Nei 23 milioni di occupati(soglia recentemente ripristinata risalendo dal punto più basso di 21 milioni toccato nel pieno della crisi e finalmente pari al livello di occupazione “ante crisi”) ,ci sono però più di un milione di giovani che risultano occupati“solo statisticamente”.In base infatti alle attuali regole,vengono computati come occupati pure coloro che lavorano anche SOLO PER UN’ORA ,non al giorno,ma alla settimana…..
Viene da chiedersi come queste persone possano vivere dignitosamente con l’ esiguo reddito conseguente a tale rapporto di lavoro;viene da chiedersi quale potrà essere l’ammontare della loro pensione,ma anche come possano – con i loro risibili contributi- alimentare,come più sopra richiamato, le sempre più corpose necessità di cassa dell’Inps.
Fino a qualche anno fa c’era il “posto fisso”(80%) e poi c’erano i “lavori atipici”(20%).Oggi sono diventati “normali” i lavori atipici (pari all’80% delle nuove assunzioni) e “atipici”i contratti “fissi”(pari al 20% delle nuove assunzioni).Provocatoria,ma vera, la risposta data in un film da un bambino alla classica domanda : “E tu,cosa vuoi fare da grande?”.”Io voglio fare il POSTO FISSO!”.
E’ quindi un imperativo per il nostro paese creare lavoro e che sia “lavoro vero”.
Ma il lavoro non nasce da solo ,soprattutto in un Paese come il nostro che è la “Cenerentola”d’Europa: siamo cresciuti meno di tutti in questi anni, al punto tale che mentre altri Paesi hanno già raggiunto i livelli di PIL ante-crisi (Germania nel 2011-Francia nel 2015),noi siamo “ancora sotto” di cinque punti .E se ,come sembra dagli ultimi dati previsionali ,il nostro tasso di crescita non supererà l’1% all’anno,occorreranno -per uscire dalla crisi -almeno altri cinque anni. E il quadro italiano potrebbe ulteriormente peggiorare ,visto che il progressivo rallentamento dell’economia mondiale ed europea penalizzerà tutti i Paesi,ma in particolare il nostro,ancora “convalescente”.Il rischio è che l’Italia torni ad avere la “febbre alta”,con lo spread che sale e con l’occupazione che scende. In questa situazione lo stesso reddito di cittadinanza potrebbe ridursi a un mero strumento assistenziale:come potranno infatti essere “offerti” tre posti di lavoro,se l’economia “non tira?”. Ecco perché la CISL,unitamente a CGIL e UIL,ha aperto una fase di coinvolgimento di lavoratori e pensionati su una piattaforma – che deve essere discussa col Governo- con al centro il Lavoro. E per cambiare la Legge di stabilità 2019, che sottende una manovra debole ed insufficiente a far ripartire il Paese, non crea prospettive di crescita,non mette in campo investimenti ed azioni adeguate (solo 3,4 Miliardi di € di investimenti,su 24 M.di spesa totale). Tutte cose di cui il Paese ha invece bisogno.